In questi giorni leggo e sento che saranno abrogate le misure minime per la privacy, a causa dell'entrata in vigore del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali.
In realtà, quanto riportato dal Codice privacy italiano (D. Lgs. 196 del 2003) rimane in vigore, purché non in conflitto con il Regolamento. È vero che le misure minime non sono richieste dal Regolamento europeo, ma la loro obbligatorietà, prevista dall'ordinamento italiano, non è in conflitto con esso.
Ovviamente il Parlamento dovrebbe emendare il Codice privacy per evitare confusione e armonizzare completamente la normativa italiana con quella europea (problema che oggi abbiamo con il Codice dell'amministrazione digitale, che non è ancora stato modificato considerando quanto previsto dal Regolamento eIDAS). Probabilmente le misure minime saranno cancellate, ma fino ad allora sono ancora in vigore.
Ho chiesto aiuto a Pierluigi Perri, della Facoltà di Giurisprudenza Università degli Studi di Milano, che ringrazio. Mi ha confermato quanto da me capito. E, anzi, aggiunge: "Il Regolamento espressamente demanda agli Stati membri la definizione delle sanzioni penali (cfr. Considerando n. 149) per cui, visto che allo stato attuale delle cose la violazione delle misure minime è punita penalmente, nulla vieta che vengano riproposte dal nostro Legislatore, in quanto non contrastano con le previsioni di cui all'art. 32 del Regolamento".
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