Non avrei voluto scrivere del caso di Tiziana Cantone: una persona che ha inviato via Internet un suo film hard a degli amici, che a loro volta l'hanno diffuso fin tanto che tale film è diventato di pubblico dominio e la sua protagonista non ha retto la situazione (complici anche gli sberleffi di ogni tipo e un giudice che le ha chiesto 20mila euro di spese processuali quando lei ha chiesto ai social network di cancellare i video) e alla fine si è suicidata.
Ne scrivo perché si tratta di un caso che ci riguarda tutti perché troppo spesso usiamo Internet e i suoi servizi senza renderci veramente conto di quanto siano pubblici e pervasivi.
Ricordiamo in futuro questo caso, non per sbeffeggiare una persona che ha fatto sì una sciocchezza ma l'ha pagata troppo cara, ma per ricordarci e ricordare che ogni foto e ogni video e ogni commento e ogni post che lasciamo su Internet o inviamo via email è come se fosse appeso in una bacheca accessibile al pubblico e che a pagarla sono sempre i meno forti (vi ricordate uno dei casi della Sony, di cui parlai quasi due anni fa su http://blog.cesaregallotti.it/2015/01/una-riflessioen-sullattacco-alla-sony.html, che ha visto la diffusione delle email degli impiegati "normali"?).
E però sembra che qualcosa stia cambiando, forse finalmente una nuova sensibilità si sta diffondendo: una 18enne ha accusato i suoi genitori perché avevano pubblicato le sue foto da bambina su Facebook:
- http://fusion.net/story/347880/sue-your-parents-for-embarrassing-you-on-facebook/.
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