mercoledì 16 luglio 2014

Eliminare da ITIL il processo di Configuration management

In questo articolo, segnalato dal gruppo ITIL & ISO20000 Service Management
+ ITSM di LinkedIn, è proposta l'eliminazione del processo di configuration
management da ITIL:
-
https://community.servicenow.com/community/learn/blog/2014/06/27/dear-itil-p
lease-kill-off-the-configuration-management-process


Il punto chiave è che troppe persone cercano di avere un database
omnicomprensivo e accuratissimo degli asset collegati all'informatica.
Solitamente, chi non adotta ITIL ma cerca di lavorare bene ha più "database"
(degli asset personali come pc e cellulari, dei sorgenti se sviluppano, dei
sistemi collegati alla rete, degli impianti, eccetera) e, quando possibile,
con automatismi che permettono di identificare le variazioni da un momento
all'altro.

Non credo, quindi, che il processo di configuration management vada
eliminato. Piuttosto va riconosciuto e promosso nel modo più corretto e più
funzionali alle reali esigenze di chi offre servizi e delle diverse funzioni
coinvolte (ciascuna con le sue diverse esigenze).

Da questo argomento ne viene fuori un altro: spesso, chi applica ITIL o
altri standard parla di "processo" unico, quando invece lo stesso processo
deve essere istanziato in più parti. Per esempio, il change management di un
mainframe non può essere lo stesso del change management di un sistema
Windows (per non parlare poi del fatto che il loro responsabile deve essere
diverso). Così il configuration management degli asset personali deve essere
gestito con strumenti e da persone diverse del configuration management
della rete o dei server.

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