Il 14 marzo avevo annunciato la pubblicazione della nuova versione della norma italiana UNI 10459 sui professionisti della "security":
- http://blog.cesaregallotti.it/2015/03/uni-104592015-professionista-della.html
In quell'occasione mi ero lamentato dell'uso del termine "security" in una norma italiana.
Franco Ruggieri, che ringrazio molto, mi risponde che non concorda e lo cito.
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Avendo visto la emetica traduzione in italiano del Regolamento (EU) 910/2014, oltre ad altre iniziative di UNI, tra cui la traduzione dello ISO/IEC 27001, preferisco che si utilizzi l'inglese.
Io faccio da decenni un ragionamento: i medici si sono inventati termini ostici per noi mortali, ma chiarissimi per loro del mestiere. Perché nell'informatica, dove non dobbiamo inventarci nulla in quanto gli americani/inglesi hanno de facto già creato un vocabolario tecnico, dobbiamo disintegrarci il cervello alla ricerca di termini italiani che, poi, risultano essere, nella migliore delle ipotesi, ambigui? E tieni conto che io per 5 anni circa sono stato in una Direzione IBM dove ci si occupava di tradurre i programmi e le dispense IBM, quindi so di che cosa parlo.
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Credo che Franco, per gentilezza, abbia evitato di ricordarmi che l'italiano "sicurezza" può tradurre sia "safety" (ossia la sicurezza delle persone) sia "security" (ossia la sicurezza dei beni o del patrimonio) e che usare il titolo "Professionista della sicurezza" sarebbe stato scorretto.
In parte condivido l'approccio di Franco. Certamente quando alcuni termini anglosassoni non hanno un equivalente condiviso in italiano (come "firewall"; sarebbe buffo chiamarlo "muro di fuoco"), oppure ce l'hanno ma poco usato (come "computer", che potrebbe essere tradotto con "elaboratore"). In altri casi, però, io mi ostino a cercare di usare l'italiano; vorrei citare quelli che usano "action plan" al posto di "piano di azioni" (perché fa "competente" usare termini in inglese a casaccio).
In effetti, sul termine "security" sospendo il giudizio.
D'altra parte condivido anche la sua idea (la deduco soltanto) che forse è inutile tradurre certe cose. Mi chiedo spesso come ci si possa occupare di sicurezza delle informazioni senza leggere l'inglese, visto che le pubblicazioni più interessanti (con l'ovvia eccezione del mio libro!) sono tutte in inglese. Purtroppo alcune risposte le ho già, ma mi intristiscono.
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