mercoledì 4 marzo 2020

Si fa presto a dire "smart working"

Da milanese, sono interessato ad alcune cose sul corona virus. Una di queste riguarda il consiglio di attivare il lavoro da casa. Sono numerosi gli articoli e gli interventi che, in sintesi, dicono di pensare alla continuità operativa e di attivare lo smart working. Alcuni più prolissi, altri più sintetici, ma trovo pochi approfondimenti (ho già consigliato una buona pubblicazione svizzera poco tempo fa).

Nella mia vita lavorativa e in questi giorni ho però raccolto alcune indicazioni per cui dire "lavoro da casa" (o, "lavoro agile" o, in inglese, "smart working", anche se non sempre è agile - ci si alza meno dalla sedia e qualcuno ne ha sentito la fatica -, non sempre è da casa e non sempre è furbo) non è così semplice.

Prima: molti contratti non lo prevedono. E allora ringrazio la circolare di Borioli & Colombo che mi ha segnalato il fatto che sono state attivate misure provvisorie per accedere a questo strumento. Ecco il link:
- https://www.lavoro.gov.it/strumenti-e-servizi/smart-working/Pagine/default.aspx.

Interessante ricordarsi dei rischi e la circolare segnala il sito dell'INAIL (che, colpevolmente, non conoscevo per niente):
- https://www.inail.it/cs/internet/attivita/prevenzione-e-sicurezza/conoscere-il-rischio.html.

Seconda: non tutti hanno il pc portatile aziendale; non tutti quelli che ce l'hanno se l'erano portato via il venerdì sera. Ancora peggio: alcuni non hanno proprio un pc in casa (né quello aziendale). E altri ancora non hanno connessioni sufficienti per il telelavoro. Bisognava preventivamente fare un censimento della strumentazione che la persona metterebbe a disposizione e SE è disponibile a farlo. Sono questioni non semplici, su cui alcuni ci stanno lavorando da anni per trovare la giusta quadra tra le esigenze aziendali e quelle dei lavoratori.

Terza: se è richiesto il BYOD con strumenti di emergenza (ossia il pc personale che fino a ieri non era previsto fosse usato per ragioni di lavoro), come configurare questi strumenti? Come la singola persona può installarsi il software per la VPN o il software necessario? E si ricorda tutte le password? Come sopra, questo doveva essere pianificato preventivamente. Devo dire che ho visto aziende molto organizzate per questo tipo di situazione, ma la maggior parte non lo è.

Quarta: se è tutto a posto, l'organizzazione ha la capacità per sostenere tutto il traffico, che prima era interno, da Internet e sulle VPN?

Quinta: ora che la riunione non la facciamo più in una sala riunioni in azienda, riusciremo a farla ognuno in casa propria e con i bambini a casa da scuola?

Ripeto: queste sono questioni che ho visto direttamente e che mi sono state poste da alcuni clienti nel corso degli anni. Sicuramente ce ne sono altre e sarebbe interessante raccoglierle in modo da migliorare le nostre competenze.

Alla fine di questo elenco di possibili problemi, devo dire che molti hanno attivato il "lavoro da casa" con successo e quindi forse alcuni miei dubbi non sono così significativi.

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