Da un po' si sente parlare di Zero trust architecture o ZTA. Glauco Rampogna
mi scrive "Una nuova buzzword è "Zero Trust"; in 2 soldini "non fidarti del
device solo per il solo fatto di averlo nella tua rete". Per questo mi
segnala la pagina del NCCOE, che sta producendo alcune guide:
- https://www.nccoe.nist.gov/projects/implementing-zero-trust-architecture.
Il riferimento di base è comunque la SP 800-207 "Zero Trust Architecture"
del NIST:
- https://csrc.nist.gov/publications/detail/sp/800-207/final.
In sostanza: "Zero trust (ZT) is the term for an evolving set of
cybersecurity paradigms that move defenses from static, network-based
perimeters to focus on users, assets, and resources". Mi pare di poter
tradurre dicendo che la sicurezza basata sulla protezione della rete non è
più sufficiente, visto che gli apparati, oggi, si connettono in tali e tanti
modi che la rete non può più essere presidiata efficacemente. Ci sarà sempre
bisogno di firewall, ma non sono più sufficienti.
Per aiutarmi ancora a capire, Glauco mi segnala questo articolo dal titolo "From Zero to One Hundred: Demystifying zero trust and its implications on
enterprise people, process, and technology":
- https://queue.acm.org/detail.cfm?id=3561799.
Io faccio parte di quelli che pensano che ZTA sia un nuovo nome per la
cybersecurity, a sua volta un nuovo nome per la sicurezza informatica.
Attenzione però che il problema della permeabilità delle reti è reale, solo
che le tecnologie per la sicurezza sono le stesse e il nuovo nome invita
"solo" a ricordare che vanno utilizzate bene.
Nessun commento:
Posta un commento