Il mese scorso non avevo scritto questa rubrica. Me ne scuso.
Questo mese pensavo inizialmente di scrivere in poche righe che avevo rinunciato a quasi tutto l'incontro annuale degli Idraulici della Privacy (meno male che era a Milano!) per accompagnare i bambini alle loro varie attività.
Invece mi è successo questo. Inizio le attività annuali presso un cliente e organizzo le interviste. Il referente del cliente mi segnala che la responsabile di un'area conosciuta l'anno scorso è in uscita perché "è tornata dalla maternità e tutte le donne quando tornano dalla maternità hanno pretese". Io non reagisco. Sicuramente avrei dovuto dire che non è opportuno generalizzare.
Su tutto il resto sentivo che c'era qualcosa che non andava, ma cosa? Avrei dovuto dire che non si tratta di pretese, ma di giusti diritti? Ma io non sapevo niente delle richieste della persona.
Allora ho pensato che una donna va in maternità e solitamente si assenta per un anno o un anno e mezzo. Poi torna e non sempre ha tantissima voglia di tornare in ufficio, con la strada da fare, i colleghi non sempre splendidi, i margini di libertà minori. Tanti di noi, in effetti, l'hanno sperimentato dopo la pandemia. Forse voleva fare smart working, non previsto dall'azienda. E quindi, in effetti, la richiesta non era così scontata.
Forse l'azienda, per l'anno o più di assenza, ha incaricato un'altra persona. Poi torna la titolare e cosa fare con la sostituta? In una piccola o media impresa c'è poco da fare: o la degradi o cerchi di suddividere le responsabilità. Come fai, sbagli.
Insomma, la situazione era sgradevole, ma io non sapevo perché. E forse l'unico motivo è che io sono un maschio che quindi non sono mai stato costretto ad affrontare una situazione così.
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